Colloquio con Pasquale D’Aiello del collettivo giovanile cinematografico C.S.I. Project sulla loro opera prima
“ore 5:35. tangenziale est”
di Alessandro Morera
frameonline – Innanzitutto dovrebbe gentilmente spiegare ai lettori quando nasce e qual è lo scopo di questa associazione di giovani appassionati di cinema
PASQUALE D’AIELLO – La nostra associazione nasce nel 2004 a San Lorenzo, dove si trova attualmente la sede (in via dei Latini, n.d.r.). Lo scopo principale dell’associazione è quello di mettere a disposizione del collettivo le varie esperienze individuali dei partecipanti, producendo cortometraggi, cineforum, produzioni e soprattutto una profonda riflessione sulla stato attuale del cinema in Italia, al di fuori delle logiche commerciali. Per questo motivo l’associazione è organizzata in diversi settori, come il CSI Lab che si occupa per l’appunto della produzione di video e documentari, Il CCCP (ovvero Cine Club Collettive Proiezioni) che si occupa dell’organizzazione di Cineforum e altre iniziative in giro per la città di Roma e poi l’SSSR (Society of Sunday’S Reading) che si occupa invece di organizzare itinerari letterari e letture pubbliche, cosicché la lettura di brani divenga un mezzo per scambiarsi idee, opinioni su un campo culturale, seppur nella propria diversità delle forme espressive utilizzate, strettamente intrecciato con quello cinematografico.
F.O.L. – Martedì 14 gennaio alle ore 19 e 30 presso il Cine Bistrot Offi_Cine (Via Del Pigneto, 215; verrà replicato Venerdì 18 gennaio alle ore 21.00 presso l’associazione Culturale ‘Il grande Cocomero’, Via dei Sabelli 88/a – n.d.r.) presenterete il vostro primo cortometraggio, “ore 5:35. tangenziale est”, ci può illustrare come è nata questa esperienza?
P.D’A.- Questa nostra prima esperienza nella realizzazione di un cortometraggio nasce innanzitutto dall’esigenza di imparare sul campo, da autodidatti, a realizzare un film completo, dalla sceneggiatura passando per le riprese e il montaggio, arrivando fino alla distribuzione. Si tenga presente che abbiamo compiuto questa operazione con un budget equivalente a zero euro: perciò abbiamo scelto come punto di partenza, anche della storia narrata, le location che la città ci offre; questo ci ha anche permesso di riprendere, ovviamente in misura minore, il Viaggio in Italia di Roberto Rossellini, utilizzando i luoghi come simboli delle espressioni delle emozioni dei protagonisti del film.
Tale situazione ci ha indotto a raccontare il vissuto d’amore dei due personaggi, attraverso l’impressione che la memoria storica delle location scelte si imprimesse direttamente sui personaggi.
F.O.L. – A proposito dei protagonisti, come avete selezionati gli attori?
P.D’A. – La scelta degli attori (come quella di tutta la troupe) è stata effettuata attraverso una ricerca-appello tra i cineclub, le associazioni cinematografiche e in particolar maniera attraverso il web. Le risposte sono state cosi tante che abbiamo dovuto necessariamente dovuto effettuare un’oculata selezione. Nonostante anche molti professionisti del settore si siano offerti per partecipare al progetto, abbiamo preferito scegliere le persone che a noi sembravano più adatte per costruire il cast, motivo per il quale per esempio, l’attrice principale (Sabrina Broso) proviene da un’esperienza come quella della Danza Butho, completamente diversa rispetto ad altre esperienze di teatro occidentale. L’unica persona professionista, grazie alla sua energia e alla sua disponibilità nel credere in un tale progetto, è stato il montatore Umberto Cardinale.
F.O.L. – E per i mezzi tecnici che tipo di macchine avete utilizzato?
P.D’A. – Beh è comprensibile che abbiamo utilizzato una videocamera digitale, proprio per l’obiettivo di azzerare i costi, realizzando questo progetto a budget 0, per poi riversare il tutto in mini-dv e montare attraverso il digitale, comunque raggiungendo un ottimo risultato nell’elaborazione finale delle immagini
F.O.L. – Essendo un collettivo nel quale far confluire le proprie esperienze individuali, come è stata l’atmosfera che si è creata sul set (e non solo) nella realizzazione di questa vostra opera prima?
P.D’A. – Nei tre giorni di riprese, si è riprodotta la classica situazione cinematografica, ma nello stesso tempo si è creato un coinvolgimento emotivo collettivo (pur essendoci in qualche maniera un controllo apicale da parte del regista ovviamente). Si sono create situazioni di casualità creativa attraverso una ricerca on line, poiché il web si è dimostrato come un generatore random di comunicazione reale (e non virtuale), infatti da lì proviene la collaborazione del montatore, oltre che di un operatore, di un aiuto regista, di un graphic designer e di due musicisti che hanno realizzato la colonna sonora. Le riprese, poi, ci hanno fatto scontrare anche le difficoltà reali, come la difficoltà di girare liberamente per la città, poiché in luoghi pubblici, come per esempio anche sulla metro, servono autorizzazioni varie e cose varie.
F.O.L. – Qual è stata invece l’esperienza che un montatore professionista vi ha portato in dotazione?
P.D’A. – Beh non possiamo negare che grazie a lui ci siam resi conto, in fase di montaggio, della possibilità-necessità di dare un ritmo omogeneo al film, creando cosi veramente un’opera compatta (grazie anche al recupero di alcune scene che noi avremmo invece tagliato). Ma soprattutto da questa esperienza è venuta fuori l’esigenza di lavorare in gruppo per autoprodursi (e autodistribuirsi), uscendo dall’isolamento individuale (e spesso anche culturale che attanaglia il nostro paese, perché l’essenza del ‘fare’ Cinema (e per fare s’intende non solamente la realizzazione di opere, ma anche la distribuzione, la critica, l’organizzazione di cineforum ecc.) non posso avvenire nel proprio isolamento sociale e culturale, poiché è proprio nella sua natura essere un’arte collettiva. Questa esperienza ci ha spinto a continuare nel progettare e produrre altre cose, cercando via, via di migliorare anche le attrezzature tecniche (oltre che le specifiche competenze di ogni partecipante), cercando di coinvolgere altre professionalità, seguendo lo stesso iter che ci ha portato alla realizzazione di questo cortometraggio sperimentale.