Quando nel 2016 abbiamo iniziato il finanziamento di “I Primi Saranno Gli Ultimi” attraverso una campagna di crowdfunding ci siamo impegnati con decine di persone a portare a termine il nostro film entro la fine di quell’anno. Ma nel corso del tempo abbiamo scoperto di avere meno forze di quelle che ci erano necessarie. E proprio mentre constatavamo questa nostra debolezza la sorte ci ha fatto incontrare altri reduci a quel tempo sconosciuti. Avremmo anche potuto rispettare la scadenza temporale immaginata ma probabilmente avremmo tradito il vero mandato che i nostri finanziatori ci stavano dando. Noi abbiamo sempre supposto che ci aveva sostenuto ci avesse implicitamente chiesto di far quanta più luce possibile sulle storie degli ultimi reduci di questa impresa epica. E così ci siamo comportati. Abbiamo continuato a raccogliere queste storie anche quando il film era già sostanzialmente chiuso (è il caso dell’intervista al basco José Moreno, raccolta nella primavera del 2019 e non presente nel film) perché questo film era diventato per noi qualcosa che nel tempo assomigliava sempre più ad una missione. E così le interviste sono passate da 4 a 9 (10 con quella di José Moreno). In qualche modo abbiamo anche esteso il perimetro iniziale, includendo tutti i volontari repubblicani della guerra, non solo quelli stranieri (per la precisione: solo Virgilio Fernandez del Real è spagnolo anche se ha combattuto in una formazione internazionale).
Quando siamo partiti per le prime interviste avevamo solo una reflex, due telefoni, un microfono e tre luci. E questo in qualche modo ha pesato sullo stile delle riprese. La maggior parte delle interviste sono stata gestite da un solo operatore/assistente/fonico/dop/regista ed anche questo ha pesato. Ma queste erano le uniche condizioni a cui il film era possibile e le abbiamo accettate. Oggi quei limiti hanno lasciato qualche traccia ma le storie dei nostri protagonisti ci sono tutte, con la stessa interezza con cui noi le abbiamo ascoltate la prima volta. A noi, che questo film lo conosciamo frame per frame, all’ennesima ancora accade di commuoverci, stupirci, appassionarci. Soprattutto ci accade di sentirci felici, fortunati di aver avuto l’opportunità di conoscere questi uomini straordinari.
Questo film non sarebbe stato possibile se, oltre alla tenacia degli autori, al supporto dei membri dell’associazione, ai finanziamenti dei sottoscrittori, alla coproduzione dell’AAMOD, dell’AICVAS e dell’ANPPIA, non si fosse affiancata la bravura, la dedizione e la pazienza di tutta la squadra di professionisti che hanno prestato la loro opera per dare al film la forma che infine ha assunto. E che speriamo onori le testimonianze dei suoi protagonisti.
Questa impresa cinematografica ha avuto la fortuna di raccogliere la testimonianza dell’ultimo garibaldino di Spagna ed anche ufficiale della compagnia degli Arditi, l’ultimo volontario italiano che mai è stato intervistato nella sua vita, l’ultimo combattente della mitica compagnia d’acciaio del V Reggimento, l’ultimo volontario del POUM, gli ultimi reduci della 129°, XII, XIII, XIV e XV Brigate Internazionali. I protagonisti del nostro film avevano conosciuto Orwell, Negrin, Ibarruri, Pacciardi, Braccialarghe, Picelli, Vidali. Nel nostro film vedrete anche fotografie e video inediti della guerra di Spagna, mai visti prima. Le nostre ricerche d’archivio ci hanno anche permesso di ricostruire la storia di due cugini che combatterono uno contro l’altro nella terribile battaglia di Guadalajara. Abbiamo raccolto racconti e materiali per fare altri due o tre film (la versione del nostro premontato, che raccoglieva solo i racconti a nostro parere più belli ed essenziali, superava le 4 ore, solo con i primi 5 intervistati…). Insomma è stata un’impresa titanica per le nostre povere forze. Ma con il sostegno e l’affetto del grande popolo di uomini e donne che ama la Repubblica spagnola e i suoi difensori, siamo riusciti a concludere la nostra impresa.
Ora il film comincia ad allontanarsi da noi, per diventare sempre meno nostro e sempre più di chi lo guarderà, di chi lo amerà e di chi troverà un senso in questa opera che abbiamo voluto realizzare. E se per ogni giorno del nostro lavoro, il loro ricordo dovesse durare un giorno in più, noi ci sentiremo ben ripagati.